venerdì 14 settembre 2018

Io sono per l'Europa (e vi spiego perché)

Io sono per l’Europa. Non nutro nostalgie per il mondo piccolo ed  autoreferenziale di alcuni decenni fa e mi ricordo bene, essendo del ‘67, cosa voleva dire viaggiare armato di passaporti e visti. Ma soprattutto sono per l’Europa, lo confesso, per una questione utilitaristica. In questo decennio l’Europa ha corposamente contribuito al mio sostentamento finanziando una lunga serie di progetti alla mia organizzazione. Sono dunque per l’Europa perché ci mangio? Sì. Esatto. Io con l’Europa ci ho mangiato e ci continuo a mangiare, e lo faccio perché molti progetti presentati dalla mia organizzazione (progetti teatrali, culturali e di ricerca) sono stati finanziati in questo decennio attirando da noi, fino ad ora, quasi un milione di euro in totale. Sono stati finanziati, questi progetti, da nuclei di valutazione formati da professionisti di livello internazionale che né io né gli altri concorrenti conosciamo personalmente e che non si conoscono tra loro, che spulciano alla virgola quel che si scrive e che assegnano un punteggio a seconda che giudichino ciò che è scritto valido o no. Non crediate che questi ed altri progetti non abbia mai tentato di farmeli finanziare anche nella nostra cara italietta, dalle nostre care istituzioni di prossimità. Ma, guarda un po’, mille e mille volte ho avuto la sensazione di essere considerato un ufo da quelle parti; sarà forse perché mi presentavo senza alcun riferimento (o referenza) di alcun tipo. Fatto sta che non sono stato in grado in trent’anni di farmi dare da nessuno di questi un solo centesimo bucato. Altri, evidentemente più dotati di me, sono sempre stati beneficiari di molta abbondanza.  Presumo quindi che se non fosse stato per l’Europa e vista la mia assoluta incapacità di tessere gli essenziali rapporti personali necessari per avere delle chanches nell’italica “economia di relazione”, il sottoscritto oggi starebbe rovistando negli immondezzai come i procioni del Wisconsin. Basterebbe questo perché non si rimpianga il “buon tempo passato”. O forse ... forse è proprio per questa ragione che meglio si comprende perché molti rimpiangano così lacrimevolmente il “buon tempo passato”. Sai che pacchia poter di nuovo gestire in autonomia i fondi che invece dobbiamo dare all’Europa che ci costringe (cattivona) ad assegnarli solo ed esclusivamente per merito a gente senza arte né parte nel nostro microverso relazionale, solo perché hanno scritto un ottimo progetto con delle idee centrate e innovative, senza poterli usare invece come leva del mantenimento della propria corte di corifei.

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